Sergio Boschiero
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Boschiero da bambino



Boschiero negli anni '60



Boschiero a Venezia



dedica alla mamma

 

comizioLa militanza monarchica di Sergio Boschiero comincia prestissimo, già all'età di 10 anni, nel maggio del 1946, fece parte di una comitiva di ragazzi, i quali tappezzavano i muri della provincia di Vicenza con manifesti a favore della Monarchia, nell'imminenza del referendum istituzionale. Negli anni '50 del secolo scorso, si iscrisse al Fronte Monarchico Giovanile F.M.G., movimento dei ragazzi dell'Unione Monarchica Italiana, di cui divenne il Segretario per la sua stessa Provincia, ed in seguito fu nominato Commissario per le Tre Venezie. Nel Veneto era riuscito a creare una struttura organizzata ed efficiente, senza possedere alcuna sede, ma brulicante di Soci e simpatizzanti. Già da allora si era delineatala Sua leadership. L’'8 Aprile del 1960, presso il Teatro “Roma” di Vicenza, davanti a circa duemila persone, Boschiero ed i Ragazzi del Fronte, ebbero soddisfazione di consensi e pubblico per la commemorazione del Duca Amedeo d’Aosta, Viceré d’Etiopia ed “Eroe dell’'Amba Alagi”. Oratore principale della cerimonia fu l’On. Carlo Delcroix, grande Invalido di guerra, poeta, scrittore e Deputato eletto nelle fila del Partito Nazionale Monarchico. Presenti in sala S.A.R. la Duchessa Irene di Savoia, nata Principessa Reale di Grecia e Danimarca, con il figlio diciassettenne S.A.R. il Principe Amedeo di Savoia, V Duca d’Aosta, allora giovanissimo allievo del Collegio Navale “Morosini” di Venezia, ed anche il Ministro della Real Casa Falcone Lucifero. Fu un successo epocale, la prima grande manifestazione organizzata da un movimento giovanile che riuscì ad avere risonanza nazionale sui media di allora. Il Ministro Lucifero rimase talmente colpito da questo ragazzo prodigio da parlarne direttamente al Sovrano in esilio. Fu proprio il Re Umberto II che volle Boschiero a Roma, sicuro che quel giovane vicentino avrebbe dato impulso al monarchismo italiano. E fu così che il ventitreenne giovane impiegato presso una banca vicentina, grazie all’'interessamento del Ministro Lucifero, dietro consiglio dello stesso Delcroix, che vedeva il Lui una risorsa per il futuro, ottenne il trasferimento presso il romano Banco di Santo Spirito. L’ufficio lo occupava nelle ore mattutine e del primo pomeriggio, appena libero, l’impegno principale era nella sede U.M.I. di via Rasella. Sergio ricordava sempre il Suo primo viaggio a Roma su una vespa dell’epoca, giovane entusiasta del suo nuovo incarico. Da quel momento le sorti del monarchismo italiano cambiarono radicalmente, portando una ventata di giovanile freschezza e dando il via ad una serie di esperienze politiche culturali in crescendo. Solo attraverso gli occhi scintillanti di entusiasmo di chi ha vissuto quei tempi memorabili possiamo capire cosa rappresentasse il F.M.G. di allora: Sergio rappresentava uno stile di vita politica basato su alti Valori, che hanno contraddistinto chi lo seguiva. Un nome per tutti: Antonio Tajani. Nel 1962 divenne a tutti gli effetti Segretario nazionale dell’F.M.G. e si adoperò per potenziare i gruppi monarchici, in particolare quelli più vicini all’'asse A1, la nascente “autostrada del Sole”, che attraversando la Penisola, permetteva massicci spostamenti verso la Capitale. Sergio fu geniale in alcune novità introdotte per animare le manifestazioni, fu un grandissimo oratore, trascinatore di folle, battagliero senza eccedere mai nella volgarità e violenza. Iscritto all’'Ordine dei Giornalisti, sosteneva lunghi dibattiti ed interviste sia sui giornali che alle radio locali, ed alle trasmissioni televisive. Negli anni ‘60/’70 le attività dell’F.M.G. offuscavano la popolarità della stessa U.M.I., ma il Suo entusiasmo e voglia di far crescere l’associazione, era tale che non vi erano più distinzioni fra movimento giovanile e sigla madre. Tutto dipendeva da quel ragazzo con l’accento veneto che meravigliava tutti con educazione e cortesia innate. Sergio ebbe il merito di riportare i Monarchici nelle piazze a protestare per l’esilio del Re, per rinnovare lo spirito patriottico e risorgimentale che aveva condotto all’'Unità della Nazione, evento che non accadeva più dai tempi dell’infausto referendum del 1946. Intanto si moltiplicavano le sedi monarchiche in tutta Italia. Migliaia di giovani furono colpiti dall’'attivismo ed abbracciarono la Causa della Corona. Furono decenni di imponenti manifestazioni, con tantissimi Tricolori sabaudi che sventolavano mentre Boschiero, dal palco, arringava la folla parlando di “amor di Patria e Monarchia”! Impossibile elencarle tutte, alcune furono a dir poco memorabili. A Roma il 23 Maggio 1965, dopo una cerimonia al cinema “Barberini”, un corteo di giovani monarchici si diresse verso l’Altare della Patria, deciso a rendere omaggio al monumento che meglio rappresenta l’Unità della Nazione. Erano talmente animati da quello spirito patriottico, che riuscirono a farsi largo fra la Polizia che avrebbe dovuto bloccarli. Seguì nell’'Ottobre dello stesso anno una grande manifestazione al Teatro “Adriano”, alla presenza di S.A.R. il Principe Amedeo di Savoia Duca d’Aosta, rappresentante ufficiale di Sua Maestà. Il 29 Maggio 1966 Boschiero organizzò a Napoli un evento grandioso e memorabile, la più grande manifestazione monarchica nell’'Italia repubblicana. Dopo un’entusiasmante comizio al Teatro “Metropolitan”, alla presenza dell’intera Famiglia dei Duchi d’Aosta, con oltre 20 mila napoletani presenti, il Fronte Monarchico Giovanile inneggiò alla Monarchia ottenendo un plebiscito popolare di applausi e coro con un’unica parola: “W il Re!”. In quel preciso momento sui cieli del Capoluogo partenopeo un velivolo sorvolò il corteo che si era schierato sul lungomare Caracciolo. A bordo vi era il Principe Vittorio Emanuele di Savoia, figlio del Sovrano, anch’'egli in esilio. Per l’organizzazione di tutto ciò ci vollero mesi di lavoro, Boschiero fece vari viaggi da Roma a Napoli per coordinare il tutto ed il successo popolare fu strepitoso. Nel Novembre 1968 a Trieste organizzò la cerimonia per celebrare il 50° anniversario dell’arrivo del Re Soldato vincitore della Grande Guerra. Nel 1969 a Torino in piazza Castello altro corteo numeroso e festoso, con in testa i Duchi di Genova e di Bergamo, il Ministro Lucifero, e vari onorevoli. A Savona il 30 Novembre 1969 entusiasmante comizio al cinema “Olympia” e corteo con in testa il Duca di Bergamo. Per la prima volta dal 1946, in una città “rossa” come Savona, ci fu un corteo monarchico contestato da i Comunisti, i quali fecero sfociare le provocazioni in aggressioni. Lo stesso Boschiero riportò una lieve ferita dopo lo scontro con alcuni di loro. Nel 1972 Sergio Boschiero ebbe un grande successo di pubblico a Reggio Calabria, con un comizio particolarmente delicato per la città reduce dagli scontri di piazza per la questione “Capoluogo regionale” contro Catanzaro. Con il suo F.M.G. calpestò tutte le piazze d’Italia con manifestazioni memorabili per la libertà dei popoli oppressi dalle dittature e dalla mancanza di indipendenza: dal Vietnam alla Cambogia, dal Tibet ai Paesi facenti parte della “Cortina di ferro” scrivendo pagine memorabili in difesa della democrazia e della libertà. Egli da tempo e sistematicamente riceveva le attenzioni del leader della destra Giorgio Almirante che non nascose mai di volerlo candidato in Parlamento al Suo fianco. Boschiero era compiaciuto ma subito si allontanava dalle lusinghe del Segretario Almirante con sottile diplomazia: “sulla questione candidatura parlamentare ascolterò il Sovrano”. In tutti questi anni fondamentale fu il rapporto di stima e fiducia da parte del Re Umberto II verso Boschiero. Soventi erano le visite a Cascais, dove il Sovrano attendeva notizie sulla situazione della Nazione ed i progressi compiuti nel ricordare agli Italiani il dramma dell’esilio ed il ruolo storico della Dinastia. A cadenza settimanale le telefonate al Sovrano per tenerlo informato e fargli sentire l’affetto degli Italiani. Periodicamente Sergio organizzava incontri con i Monarchici ed il Re in Francia o direttamente in Portogallo. Fu nel 1978 a Beaulieu sur Mer in Costa Azzurra, il più grande raduno di Italiani con il Sovrano, l’ultimo per il Re già ammalato gravemente. L’incontro è visibile grazie ad una suggestiva ed emozionante video ripresa amatoriale a colori. Purtroppo il Re ebbe un decorso post operatorio tragico, disperati tentativi per salvarlo dalla malattia del secolo, e vani tentativi per farlo tornare in Patria, grazie ad azioni diplomatiche, condotte da Sergio Boschiero, presso diversi rappresentanti di tutti i Partiti politici di allora. La vicinanza di Pannella, dichiaratamente contrario alla pena dell’esilio, l’interesse alla questione da parte di Craxi, il più attento al dramma umano, addirittura l’incontro con Giorgio Napolitano per il P.C.I., il quale ascoltò attentamente tutte le argomentazioni da parte di Boschiero, ma nessun provvedimento venne portato avanti. Solo l’On. Costamagna della D.C. ebbe l’ardire di rivolgersi direttamente all’'allora Presidente Pertini. L’ultimo saluto al Re avvenne a Londra, nella Clinica dove il Sovrano era ricoverato, prima del trasferimento a Ginevra, e Boschiero fu colpito dalla grande dignità di quell’'Uomo malato che voleva rivedere la Sua Patria. Purtroppo il Re morì in esilio il 18 Marzo 1983, Sergio coordinò la cerimonia solenne all’'Abbazia di Hautecombe, con la presenza di migliaia di Italiani. A distanza di poco tempo finì la stagione felice del monarchismo italiano, segnata dalla divisione dei Monarchici in vari gruppi, terminò l’esperienza con l’U.M.I. per Boschiero, a cui seguì la fondazione di un nuovo movimento politico che prese il nome di FERT, dalla storica testata giornalistica fondata da Mario Pucci. Rimasero vicino a Lui come stretti collaboratori pochissimi amici fidati: Marucci, Parisi, Maulu, e Pellegrini Pacchiani. Epica fu l’attività per riscoprire temi dimenticati dalla storiografia ufficiale, ad esempio nel 1989 la campagna per le contromanifestazioni nel bicentenario della rivoluzione francese. La sua esperienza si diversificò con diverse sigle: Alleanza Monarchia, Federazione Monarchica Italiana, Unione dei Club Reali d’Italia, dove Sergio fu il vero “motore”, ed in Lui i Monarchici si riconoscevano ed apprezzavano l’attività. Stretta amicizia e condivisione di impegni con l’Ammiraglio Cocco, Presidente dell’Istituto per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, del quale era socio da decenni. Stessa amicizia e collaborazione con il benemerito Circolo “Rex”, di cui fu Consigliere fino alla morte. Sergio non amava onorificenze ed ostentazione di titoli, vivendo sempre nella discrezione e serietà. Partecipava alle funzioni dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio, ramo Spagna, nella Chiesa di Santa Croce al Flaminio. Pur essendo stato insignito della Croce di Cavaliere della Corona direttamente dal Re, ed anche di quelle Mauriziane, non esitò a restituire quest’ultime, non appena entrò in contrasto con chi iniziò a gestirle dopo il 1983. Negli anni ’90 furono ineguagliabili le cerimonie di commemorazione della Regina Margherita, della Principessa Mafalda di Savoia nella sala della Protomoteca del Campidoglio con il Sindaco Francesco Rutelli. Ad Assisi per commemorare la Regina Giovanna di Savoia, con i figli Simeone e Maria Luisa di Bulgaria. L’apoteosi nel 1996 nell’'auditorium dell'’EUR gremito all’'inverosimile, con uno spumeggiante On. Sgarbi e tanta voglia di Monarchia. Nel Novembre 2001 si giunse ad una svolta decisiva per l’attività monarchica italiana, e fu a Peschiera del Garda, durante l’annuale ricorrenza della commemorazione del famoso Convegno del 1917, alla presenza delle LL.AA.RR. Amedeo ed Aimone di Savoia, con l’'Avv. Gian Nicola Amoretti si annunciò il ritorno di Sergio Boschiero nella storica sigla U.M.I. assumendo l’incarico di Segretario nazionale. Ricoprì tale ruolo fino al 2012 quando, durante il XII Congresso nazionale dell’U.M.I., annunciò le Sue dimissioni, promettendo però che non si sarebbe mai allontanato dalla Sede, continuando a collaborare. Era consapevole di non essere più in forma come un tempo, dispiaciuto di non poter avere la forza oratoria che lo elevava a “mito monarchico”, e voleva semplicemente non essere oppresso dal peso dell’organizzazione che non poteva più sostenere in modo autonomo. Dopo l’annuncio, l’Assemblea plaudente lo acclamò Presidente Onorario dell’U.M.I. e dopo due anni gli venne conferita la Medaglia d’Oro della Fedeltà, onorificenza fino ad allora concessa solo alla memoria dei Caduti di via Medina. Fino agli ultimi giorni della Sua vita non ha mai smesso di seguire ed emozionarsi per ogni attività monarchica e per gli eventi delle varie Dinastie sul Trono o in attività per riconquistarlo. Fu consigliere ed amico del Re Leka I d’Albania, protagonista di un comizio di piazza a Tirana pro Monarchia durante il periodo di propaganda per arrivare al referendum istituzionale del 1997, purtroppo vinto dagli avversari tra mille dubbi. È stato l’unico caso di leader monarchico legittimato direttamente dal Sovrano, appassionato a tal punto da incarnare il concetto stesso di Monarchia, per la quale ha dedicato tutta la vita. E’ stato osteggiato, criticato, invidiato, offeso da chi non è riuscito a fare meglio di Lui, o da chi voleva creare un guadagno illecito, sfruttando il sentimentalismo patriottico nei confronti della Dinastia e della Patria. Resterà sempre il punto di riferimento per i Monarchici italiani, un esempio da seguire ed imitare. I Giovani del suo amato F.M.G., quei giovani tanto amati dal Re Umberto II, non dimenticheranno mai il loro infaticabile grande “"Capo"!

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